La pandemia del Covid-19 ha nuovamente focalizzato l’attenzione sull’importanza della sanificazione e disinfezione degli ambienti. Queste pratiche sono ben conosciute nel settore ospedaliero-sanitario, ambienti in cui la presenza di pazienti con diverse patologie aumenta notevolmente il rischio di contrarre malattie, le cosiddette “infezioni ospedaliere”, aggravando le condizioni cliniche dei degenti.
A riguardo ci sono numerosi studi per valutare la frequenza di queste infezioni. Sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità viene riportato che: “Ogni anno, si verificano in Italia 450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale (soprattutto infezioni urinarie, seguite da infezioni della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi) […]” e che “Sulla base di questi studi e delle indicazioni della letteratura, si può stimare che in Italia il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera.”
La sanificazione e disinfezione dell’aria e delle superfici sono quindi pratiche quotidiane messe in atto per garantire a tutte le persone che si trovano all’interno della struttura sanitaria ambienti sicuri e sani.
L’emergenza del SARS-CoV-2 ha aumentato la sensibilità riguardo questo tema anche in tutti gli altri settori: è importante sottolineare che la sanificazione e la disinfezione degli ambienti è fondamentale non solo per diminuire i rischi di contagio, ma anche e soprattutto per migliorare la qualità dell’aria dell’ambiente, con conseguente diminuzione delle malattie dei dipendenti e miglioramento della loro qualità di vita.
Oggigiorno si sente parlare spesso dei numerosi benefici dell’attività di sanificazione degli ambienti: eliminazione di virus, batteri, muffe, spore, funghi, agenti patogeni e/o inquinanti, cattivi odori, insetti infestanti etc.
Quando si pensa alle straordinarie capacità di alcuni elementi quali: ozono, perossido di idrogeno e tutte le altre sostanze indicate nella circolare del Ministero della Salute (Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020) come “sostanze idonee” per la disinfezione e sanificazione delle superfici (come trattamenti mediante l’utilizzo di cloro attivo, oppure tramite l’uso di radiazioni ultraviolette) non possiamo non porci domande quali:
“Che effetto hanno questi “super prodotti” (appunto in grado di deteriorare e distruggere numerosi microrganismi) sui materiali con cui entrano in contatto?”
“Possono causare danni ad oggetti, tessuti e a tutti i materiali presenti all’interno dell’ambiente da sanificare?”
“In ambito sanitario, danneggiano i dispositivi elettromedicali, ormai presenti in buona parte degli studi medici specialistici e/o policlinici?”
La risposta a queste domande varia in relazione a diversi fattori tra cui:
- Il prodotto disinfettante utilizzato
- Il metodo di disinfezione, la quantità di prodotto utilizzata e il tempo di esposizione
- La certificazione e l’uso appropriato dei macchinari.
- Vediamo ora quali possono essere le cause che portano al danneggiamento dei materiali presenti all’interno dell’ambiente da sanificare.
Il prodotto disinfettante utilizzato
I prodotti indicati nella circolare del Ministero della Salute (Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020) per sanificare l’aria e gli ambienti sono a base di: ozono, perossido di idrogeno, cloro attivo e radiazioni ultraviolette.
Le prime due sostanze (ozono, perossido di idrogeno) sono elencate sul sito dell’ECHA (European Chemical Agency). Secondo l’articolo 3 del Regolamento (UE) N. 528/2012 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 22 maggio 2012 (BPR) sono “biocidi” le sostanze o miscele in grado di “distruggere, eliminare e rendere innocuo, impedire l’azione o esercitare altro effetto di controllo su qualsiasi organismo nocivo, con qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica”.
Il cloro attivo è in fase di revisione ai sensi del BPR (non sono quindi ancora state eseguite tutte le verifiche previste dal regolamento) come sostanza biocida in diverse applicazioni, tra cui anche quella di disinfezione delle superfici.
Le radiazioni ultraviolette invece, disinfettano l’ambiente tramite azione fisica, non rientrano quindi secondo il BPR nella definizione di sostanza biocida, che contempla, come già detto, “qualsiasi mezzo diverso dalla mera azione fisica o meccanica”.
Tutte queste sostanze, se utilizzate in modo scorretto e da personale non qualificato, sono potenzialmente nocive per l’uomo: possono infatti causare irritazioni alla pelle, alle mucose, agli occhi e problemi alle vie respiratorie. Inoltre, in relazione al processo di ossidazione azionato da queste sostanze, in seguito all’esposizione prolungata, alcuni oggetti possono presentare alterazioni come: ossidazione, sbiancamento o variazione del colore, degradazione di dispositivi elettronici quali dispositivi elettromedicali, computer e macchinari tecnologici.
È dunque molto importate valutare l’ambiente da sottoporre al trattamento al fine di scegliere la tecnologia più adatta alle caratteristiche della struttura e attuare il corretto protocollo operativo.
Il metodo di disinfezione, la quantità di prodotto e il tempo di esposizione
I metodi di disinfezione sono numerosi. Il perossido di idrogeno può essere utilizzato in soluzione acquosa nella sua forma liquida, oppure in aerosol.
Il cloro attivo viene nella maggior parte dei casi utilizzato allo stato liquido, come candeggiante, oppure nebulizzato tramite appositi macchinari.
L’ozono è un gas e viene erogato da generatori specifici fino al raggiungimento della saturazione dell’aria nell’ambiente da trattare.
La disinfezione con raggi ultravioletti avviene tramite le apposite lampade (chiamate lampade germicide).
L’efficacia di queste tecnologie, ed i loro effetti negativi sulle superfici, dipendono dalla quantità di prodotto erogata e dal tempo in cui gli oggetti sono esposti a queste sostanze. Per questo motivo è molto importante seguire le indicazioni delle case produttrici dei macchinari (o dei prodotti) prima di intraprendere l’attività di sanificazione.
A seguito del frequente utilizzo, alla quantità di prodotto e al tempo di esposizione, le radiazioni UV-C possono portare ad un rapido deterioramento degli isolamenti e delle guarnizioni in plastica e altri materiali. Anche se non trasmettono calore, come i raggi solari possono tendere a ingiallire i materiali plastici esposti per lungo tempo, specialmente se di colore bianco.
Il cloro attivo può causare la corrosione dei metalli e l’alterazione di alcuni materiali plastici. Viene inoltre sconsigliato l’utilizzo di prodotti a base di cloro per la disinfezione di ambienti in cui sono presenti superfici pregiate, quali: marmi, superfici metalliche, legno decorato, in quanto il suo potere altamente ossidante può provocare alterazioni cromatiche.
L’ozono può degradare alcuni materiali come: le gomme naturali, alcuni polimeri sintetici come il nylon; può accelerare l’ossidazione dell’ottone ed un’eccessiva esposizione ad esso (per tempi di esposizione o per concentrazione) può danneggiare i dispositivi elettronici.
Il perossido di idrogeno, in relazione alle caratteristiche del macchinario utilizzato, può creare un effetto “nebbia / bagnato” e generare umidità nell’ambiente, danneggiando alcune plastiche, le apparecchiature elettroniche, i dispositivi elettromedicali e alcune leghe metalliche sensibili alla corrosione. Se invece viene erogato sotto forma di “nebbia secca” (ottenuta atomizzando le particelle di perossido di idrogeno a dimensioni inferiori al micron), è completamente sicuro per la disinfezione di oggetti sensibili al calore e all’umidità. Il perossido di idrogeno atomizzato viene pertanto indicato per la disinfezione e sanificazione di materiali termosensibili e non immergibili, come i dispositivi elettromedicali e altamente tecnologici.
L’importanza della certificazione dei macchinari
La certificazione dei macchinari e dei prodotti utilizzati per la disinfezione e sanificazione di aria e superfici garantiscono la sicurezza di questi sistemi, sia per le persone che li utilizzano che per l’ambiente e le superfici.
Tutti i prodotti e i macchinari che noi di Gea proponiamo sono professionali, certificati e testati in ambienti di ogni tipo. Sono pertanto idonei alla disinfezione e sanificazione per uso industriale, residenziale, scolastico, alimentare, del trasporto e per il settore sanitario. Non lasciano residui tossici da smaltire e non danneggiano le superfici e gli oggetti con cui entrano in contatto: sono testati per essere applicati anche in luoghi in cui sono presenti apparecchiature elettroniche come pc, server e dispositivi elettromedicali.
Utilizziamo il perossido di idrogeno stabilizzato sotto forma di “nebbia secca”. Gli atomizzatori sono molto potenti e atomizzano il perossido di idrogeno in microparticelle di 0,15 micron, dimensione che permette di raggiungere una disinfezione profonda, fino a livello Log6 (99,9999%).
I generatori di ozono che utilizziamo e vendiamo sono progettati per produrre la giusta quantità di ozono e per programmare il tempo di attività del macchinario al fine di garantire la completa sanificazione dell’ambiente in completa sicurezza. Producono solo ed esclusivamente ozono e, a differenza di altri macchinari disponibili sul mercato, non co-generano sostanze tossiche quali ossidi e biossido d’azoto (inquinanti conosciuti per la loro tossicità); inoltre, non emettono radiazioni ultraviolette cancerogene. I generatori che producono ozono co-generando gas secondari tossici ed inquinanti (i NOX – ossidi e biossidi di azoto) richiedono ulteriori trattamenti per rendere nuovamente sicuro l’ambiente sanificato (es. trattamento con prodotti catalitici, apertura finestre e abbondante ricambio aria, ecc.). Con i generatori di ozono utilizzati e venduti da noi invece, è solo necessario attendere il tempo utile per la riconversione spontanea dell’ozono in ossigeno (in alcuni modelli è possibile accelerare anche questo processo con una funzionalità apposita).
La sanificazione ambientale rovina i materiali e gli oggetti?
La risposta a questa domanda è quindi duplice:
- Nel caso in cui i prodotti disinfettanti e i macchinari non abbiano certificazioni o garanzie di conformità alle leggi europee, siano utilizzati da persone non specializzate e/o in caso di utilizzo di tecnologie non idonee all’ambiente da trattare, la risposta è SI: è probabile rovinare materiali e oggetti, senza avere la garanzia di un’effettiva disinfezione.
- Nel caso in cui i macchinari e i prodotti utilizzati siano certificati e testati negli ambienti da trattare, siano utilizzati da personale qualificato che sa calcolare il giusto tempo di erogazione e contatto degli atomizzatori di perossido di idrogeno (o dei generatori di ozono), come nel caso dei nostri operatori (i quali sono in possesso del patentino di Tecnici Ambientali in Biosicurezza) la risposta è NO: disinfezione, materiali e oggetti sono al sicuro.